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La seconda riunione del “Gruppo di lavoro per la promozione dei metodi alternativi all’impiego di animali per fini scientifici” tenutasi lo scorso 17 settembre si è svolta a porte chiuse, così come quella del 16 luglio scorso, la prima dopo 16 mesi di sospensione. I portatori di interessi che, secondo il decreto dell’ex Ministro della Salute Giulia Grillo, sono stati appositamente individuati mediante una procedura selettiva e quindi inseriti in un apposito elenco, non sono stati invitati a partecipare né informati sull’andamento dei lavori.
Il Tavolo è stato istituito presso il Ministero della Salute nel 2013 ed è finalizzato ad aprire una discussione e proporre soluzioni per una ricerca scientifica al passo coi tempi che guardi ai moderni metodi human based, invece di utilizzare il fallimentare studio su specie animali diverse dalla nostra. Il gruppo di lavoro che lo conduce è composto da cinque rappresentanti di enti istituzionali e nove esperti in metodi alternativi, bioetica e sperimentazione animale, nominati dal ministero. Visto l’obiettivo dichiarato di superare la sperimentazione animale, il contributo dei portatori di interessi, tra cui LIMAV Italia OdV (Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione) e OIPA Italia (Organizzazione Internazionale Protezione Animali), è cruciale per un confronto serio e non sterile.
Rispetto al tavolo istituito dalla precedente legislatura, aperto ad esperti di tutto il mondo, quello attuale è un gruppo chiuso dove i portatori di interessi non hanno pari diritti rispetto agli enti istituzionali e agli esperti, che non è chiaro in base a quali criteri siano stati scelti – evidenziano le associazioni – In gioco ci sono questioni etiche e scientifiche, ma anche e soprattutto la salute pubblica, quindi chiediamo al neo Ministro della Salute Roberto Speranza di rivedere le procedure di istituzione del tavolo stesso, in modo che diventi davvero “uno strumento di civiltà” come dichiarato negli intenti iniziali e per l’Italia non resti un’utopia quella di potersi avvalere di una ricerca affidabile e sicura che possa uscire dalla sperimentazione animale, come già sta avvenendo in Olanda con il “Piano di transizione alla ricerca non animale” entro il 2025 e gli Stati Uniti che con l’Agenzia di Protezione Ambientale (EPA), proprio nei giorni scorsi, hanno pubblicato una “Direttiva per stabilire le priorità degli sforzi per ridurre i test sugli animali” entro il 2035. Quando sarà la volta per l’Italia?

In merito al progetto di ricerca denominato “Lightup” che prevede una lesione della corteccia visiva primaria in 4 o 6 macachi della specie Macaca mulatta, condotto dall’Università di Torino in collaborazione con quella di Parma, dove sono detenuti i macachi, finanziata con 1.994.212 euro dall’European Research Cuncil, di cui 1.067.288,37 euro all’Università di Torino, con finanziamenti europei (quindi anche nostri), con parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità e autorizzato dal Ministero della Salute, la LIMAV Italia OdV, (Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione), associazione riconosciuta del Terzo Settore a cui aderiscono medici, veterinari, biologi, psicologi e altri laureati in discipline scientifiche, ha richiesto il protocollo di sperimentazione ai diretti interessati per poter argomentare scientificamente gli esperimenti che alcuni ricercatori si ostinano ad effettuare ancora oggi su specie animali diverse dalla nostra (in questo caso macachi), non considerando i progressi delle tecniche di ricerca human based, cioè basati su organi e tessuti di origine umana o sistemi che li simulano in vitro ed in silico, che sicuramente, come già dimostrato, danno risultati affidabili e certi al contrario di metodi che non possono chiamarsi scientifici, in quanto fuorvianti e del tutto inutili al progresso della scienza.
In attesa di ricevere il protocollo sperimentale, faccio alcune brevi considerazioni in base alla sintesi non tecnica del progetto di ricerca che è già avviato dal 01/10/2018 e si completerà il 31/07/2023 e presentata al Ministero della Salute. In questa sintesi non tecnica è scritto negli obiettivi del progetto: “Rendere consapevoli abilità visive residue rese inconsce da una lesione della corteccia visiva primaria, validando un protocollo clinico-riabilitativo applicabile al paziente umano”. In verità non è possibile validare un protocollo clinico-riabilitativo che si possa applicare all’uomo in quanto non esistono le condizioni scientifiche per farlo, come per esempio la riproducibilità e la trasferibilità alla specie umana, che ha meccanismi neurofisiologici e neuroanatomici molto differenti rispetto alle altre specie; una per tutte ad esempio la proprietà di linguaggio, che è caratteristica della sola specie umana.
Nella descrizione del livello di sofferenza atteso è scritto: “1) stress moderato e temporaneo; 2) complicanze post-chirurgiche; 3) reazioni infiammatorie locali a livello degli impianti” e subito dopo è scritto “si ritiene cautelativamente opportuno stimare il livello di sofferenza atteso come grave”!!! Anzitutto non è vero che un impianto corticale causa uno stress moderato e temporaneo, prova ne è il fatto che nella frase successiva si contraddicono scrivendo che il livello di sofferenza è grave! Provate a inserire un impianto corticale nel cervello di un uomo (che secondo loro è simile al macaco) e poi chiedetegli cosa ne pensa! Ed inoltre perché alla fine dell’esperimento è prevista la soppressione dei macachi, se nel titolo della ricerca è scritto che è previsto “il recupero della consapevolezza visiva nella scimmia con cecità corticale” (ammesso che questo sia possibile)?
Ed ancora, se “il progetto prevede una lesione unilaterale della corteccia visiva primaria”, come è possibile “ripristinare la consapevolezza visiva da applicare poi su pazienti con cecità corticale”? Chi glielo dice a questi “scienziati” che i macachi avranno la stessa consapevolezza visiva della specie umana? Forse pensano anche ad un impianto delle corde vocali nei macachi per farsi dire cosa ne pensano e come vedono!?
Insomma, le due pagine di sintesi non tecnica sono un riassunto di errori e contraddizioni, che solo questi bastano a capire l’assurdità di aver finanziato, approvato e autorizzato un esperimento che non porterà nessun progresso alla scienza, ma solo sofferenza in una specie animale che loro stessi definiscono avere “notevoli omologie anatomo-funzionali” e quindi capaci di provare dolore come la nostra specie.
A proposito di dolore, se “il cervello non è un organo sensibile e non ha recettori per il dolore”, come è scritto in una nota stampa del 05/06/2019 dell’Università di Torino, perché sempre nella sintesi non tecnica è scritto che l’esperimento verrà condotto in anestesia generale? E sempre nella nota stampa, se “questa operazione ha un impatto minimo e l’animale resterà in grado di vedere e spostarsi normalmente nell’ambiente, alimentarsi ed interagire con i propri simili”, perché descrivendo le misure che intendono attuare per ridurre al minimo il danno inflitto agli animali, scrivono che cercheranno “di ridurre al minimo il danno arrecato e l’impatto di possibili eventi avversi”? Quindi sono coscienti che arrecheranno un danno che forse sarà irreversibile e che saranno possibili eventi avversi che non possono prevedere in questo tipo di esperimenti!?
Questa sintesi esprime opinioni scientifiche in attesa di “vedere” il protocollo sperimentale ed evitare che alcuni ricercatori rendano “ciechi” i macachi e la scienza. Ma… tranquilli… nella nota stampa hanno scritto che “gli animali non verranno resi ciechi, sarà invece prodotta una macchia cieca”, come quella che viene prodotta nella ricerca scientifica con questo tipo di esperimenti.
Dott. Maurilio Calleri, medico veterinario, presidente LIMAV Italia OdV

Premio Farmindustria 2017 di 3.000 € a ricercatori laureati in discipline scientifiche under 35 che presentino un lavoro scientifico in materia di metodi alternativi nella ricerca e sviluppo di prodotti farmaceutici.

La data di scadenza per la presentazione delle domande è stata prorogata al 16 ottobre 2017

Con questo articolo si vuole rispondere brevemente, per quanto possibile, alle dichiarazioni rilasciate dal Prof. Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ”Mario Negri” di Milano, esplicative di un presunto ”ruolo fondamentale” che gli esperimenti su animali avrebbero rappresentato per gli avanzamenti conseguiti nella suddetta area di ricerca [2].

Il Prof. Garattini avrebbe dichiarato che:

”Se oggi non si muore più (di AIDS, ndr) è perché abbiamo potuto sperimentare i farmaci sulle scimmie, gli unici animali su cui si può far attecchire il virus.” [2]

(nell’immagine sotto, il prof. Silvio Garattini)

 

Affermazioni oltremodo discutibili. Su diversi livelli. Vediamo perchè.